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Dalla manutenzione conservativa alla dimensione urbanistica.

Durante tutti gli anni '70 e gran parte degli anni '80 l'attività dell'Istituto si è andata focalizzando principalmente sulla manutenzione ed il recupero del patrimonio gestito, sia a livello del singolo alloggio che a quello di intero fabbricato. Patrimonio in alcuni casi caratterizzato da condizioni piuttosto problematiche, anche a causa del trasferimento, avvenuto nel frattempo, dei vetusti immobili dei Comuni all'Istituto. Sono anni di ingenti finanziamenti messi a disposizione dalla Legge per la casa n° 865 del 1971 la quale, oltre ad identificare negli allora I.A.C.P. gli unici enti finalizzati alla gestione delle case di edilizia residenziale pubblica, ne prevedeva il potenziamento attraverso un collegamento a livello regionale finalizzato alla programmazione delle attività. Le direttrici fondamentali degli interventi di questo periodo furono quindi la manutenzione straordinaria, il risanamento e la ristrutturazione sia delle singole abitazioni che di interi edifici, obiettivi che allora parvero più rispondenti ai bisogni effettivi degli utenti.

Nonostante gli sforzi intensi (sia economici che professionali) indirizzati al conseguimento di tale obiettivo, i risultati non tardarono tuttavia ad apparire segnati da una evidente discontinuità rispetto al tessuto urbano circostante. Sia i fabbricati che le singole abitazioni, anche se fatti oggetto di manutenzione ordinaria e straordinaria (quest'ultima, spesso, di livello pregevole) mantenevano immutate nel concreto le proprie caratteristiche. I primi continuavano, in effetti, a denunciare la loro appartenenza alla categoria degli edifici di edilizia residenziale pubblica, mentre le seconde, anche se notevolmente migliorate nei servizi e dotate di impianti, non risultavano comunque adeguate all'evolversi delle nuove esigenze abitative.

E' questo il periodo durante il quale viene affermandosi, a livello sia regionale che nazionale, una impostazione "organica" relativamente agli interventi sul patrimonio abitativo pubblico. Emerge, cioè, l'idea che non si possa parlare di qualità dell'alloggio se non la si colloca in un ambito più vasto, legato alla riqualificazione del tessuto urbanistico ed alla qualità urbana in senso generale. In definitiva, era ormai chiaro che occorresse superare la prassi dei singoli interventi isolati per programmare gli stessi all'interno di insediamenti organici, nel contesto di intere zone e quartieri.

Quando la delibera CIPE di programmazione del biennio 1988 - 1989 della Legge 457 introdusse lo strumento del "piano di recupero integrato" di quartieri residenziali, lo IACP di allora si trovò finalmente nelle condizioni di operare all'interno di una cornice normativa che consentiva di fatto la realizzazione di quegli interventi organici auspicati da tempo.